RIFRAZIONE DELLA LUCE
Chi di voi non ha mai notato che immergendo un cucchiaino in acqua, esso sembra piegarsi nel punto in cui incontra l'acqua? Se non ci avete mai fatto caso (la mammina vi lava ancora i piatti) andate a provare; questo effetto ottico è dovuto alla rifrazione (Fig. 1). Quando la luce passa da un mezzo trasparente ad un altro, cambia di velocità e direzione; tale cambiamento è in funzione dell'indice di rifrazione dei mezzi considerati e dell'angolo (angolo d'incidenza, i) tra il raggio luminoso e la linea perpendicolare (normale) alla superficie di separazione dei mezzi attraversati dalla luce (Fig. 2). L'angolo tra la normale ed il raggio luminoso, dopo che oltrepassa la superficie di separazione, è detto angolo di rifrazione (r). In ogni mezzo la luce si propagherà con velocità differenti, il rapporto tra la velocità di propagazione della luce nell'aria e la velocità di propagazione nel mezzo considerato è chiamato indice di rifrazione (n) del mezzo. Un capoccione olandese, Willebrord Snell, nel 1621 scoprì la relazione che intercorre fra angolo d'incidenza, angolo di rifrazione ed indici di rifrazione, in particolare osservò che: n1*sin(i)=n2*sin(r) Chiamò modestamente tale legge, la legge di Snell. Vi è da osservare infine che quando il raggio incidente supera un determinato angolo (variabile in funzione dei mezzi attraversati), il raggio non viene rifratto ma riflesso, questo è il fenomeno della riflessione totale e l'angolo viene detto angolo limite. Alcuni materiali hanno la capacità di sdoppiare il raggio luminoso oltre che defletterlo; un minerale in grado di sdoppiare un raggio luminoso viene detto birifrangente (presenterà più indici di rifrazione), altrimenti il minerale sarà monorifrangente (un solo indice di rifrazione).
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Figura 1
Figura 2
Figura 2

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